Prima dell’uscita de L’Accademia di Lyonesse, romanzo firmato da Fiore Manni e Michele Monteleone, Gribaudo presenta una serie di capitoli extra dedicati ai personaggi: episodi autoconclusivi che ne esplorano il passato e ne anticipano l’ingresso nell’Accademia.
Ogni capitolo sarà accompagnato da un’illustrazione originale di Alice Berti (@aliceeberti), che verrà rivelata progressivamente con l’uscita di ogni racconto. Si comincia con Camille Costeau, giovane promessa dell’evocazione, la più precoce nella storia dell’istituto.
Una lettura inedita, pensata per introdurre i lettori al mondo dell’Accademia di Lyonesse.
CAMILLE COSTEAU
Camille Costeau stava guardando l’enorme scheletro d’acciaio della torre che si stagliava contro il cielo limpido di Parigi. Dalla finestra di camera sua poteva seguire i lavori e osservare gli operai, piccoli in lontananza, che sciamavano come insetti, salendo e scendendo senza sosta dai ponteggi. L’enorme costruzione sarebbe stata completata giusto in tempo per l’Esposizione Universale dell’anno successivo, ma per adesso aveva l’aspetto di un gigantesco istrice di metallo abbandonato sul fondo degli Champs-Élysées.
«Terribile» commentò la madre dietro di lei. «Quell’abominio ci rovinerà la vista.»
Camille si voltò appena per sbirciare da sopra la spalla. La duchessa Louise Costeau, sorella dell’imperatore di Gallia, era una donna dai lunghi capelli biondi, minuta e pallida, proprio come la sua unica figlia, ma, a differenza di Camille, considerata da chiunque timida e fin troppo riservata, aveva una risata che faceva voltare le teste e una capacità innata di affascinare il prossimo. Quando entrava in una stanza tutti le si accalcavano attorno, come se fosse il centro di gravità del mondo.
A Camille non dispiaceva essere considerata silenziosa e poco socievole, debole perfino, come dicevano alcuni, e non aveva mai fatto nulla per correggere quel giudizio così superficiale: dopotutto era un ottimo modo per evitare lo strazio di dover parlare con persone poco interessanti. Non che Camille fosse spocchiosa o arrogante, tutt’altro, la verità è che, con una sicurezza che non aveva la minima traccia di presunzione, ad appena sei anni aveva capito di essere molto più intelligente delle persone di cui l’aveva circondata sua madre, che si erano rivelate terribilmente stupide.
«La Tour Eiffel sarà la prima stazione pubblica dell’Impero Gallico per le aeronavi» disse Camille tornando a fissare incantata la torre in costruzione.
«Ho visto le Porte che permettono a quegli affari di rimanere in aria e non mi sentirei molto al sicuro su un’aeronave. Mi chiedo chi mai vorrebbe salire a bordo di quelle trappole mortali.»
«Io…» sussurrò Camille, ma la madre sembrò non sentirla e continuò: «Lo dico anche perché conosco bene l’uomo che per primo ha disegnato quelle Porte, siamo andati insieme a scuola. Te lo avevo mai detto?».
«Conosci George Hargreaves?!» chiese Camille a bocca aperta.
La duchessa sospirò davanti alla meraviglia della figlia. «Vorrei che tu fossi altrettanto entusiasta quando senti nominare la tua sciocca e vecchia madre invece di illuminarti in questo modo per un britannico arrogante. So che non posso competere con i tuoi idoli magici…»
Camille si voltò verso la madre e il suo sguardo indugiò sul riflesso nella grande specchiera dorata alle loro spalle. Osservò i suoi capelli biondi tagliati in un caschetto infantile e il corpo magro e privo di forme, paragonandolo a quello flessuoso della madre, rimanendo incantata dai riflessi che la luce calda del tramonto dipingeva sui suoi lunghi boccoli biondi, e abbassò gli occhi intimidita.
«Non sei vecchia, mamma.»
Lei le sollevò il mento con un indice «E quindi sarei sciocca?»
«No, mamma.»
La duchessa sorrise intenerita. «Bene, perché altrimenti non sarebbe possibile che un piccolo genio come te fosse mia figlia.»
Camille sorrise. Sua madre era una delle evocatrici più potenti dell’Impero Gallico e non riusciva a tollerare la sua nuova passione per le aeronavi. Da quando avevano iniziato a costruire l’avioporto Eiffel aveva cercato di distrarre la figlia dalla sua nuova ossessione in tutti i modi. Sognante, la ragazzina tornò a guardare oltre lo spesso vetro della finestra. «Che tipo era George Hargreaves ai tempi dell’Accademia?»
La madre si appoggiò al grande scrittoio in mogano che Camille aveva insistito a far mettere sotto la finestra per poter osservare meglio i lavori mentre si preparava per entrare all’Accademia.
«Un giovane uomo spocchioso, pieno di sé, intelligente… ma fin troppo preoccupato che gli altri se ne accorgessero. Preferivo il suo amico, Blake» le disse con una smorfia la madre.
«Il preside Moreau?» chiese Camille, ancora più incuriosita. Un anno prima, il preside dell’Accademia in persona era venuto a valutarla. Il motivo di una tale visita non era stato però il desiderio di salutare una vecchia compagna di corso, ma il fatto che Camille, senza essere stata addestrata per farlo, avesse aperto la Prima Porta durante un’esercitazione con il suo maestro di disegno. Lo aveva fatto d’istinto, le parole le erano apparse nella testa senza che dovesse sforzarsi per trovarle, e non era riuscita a fermarsi. Per quanto lì per lì l’impulso le fosse sembrato irrefrenabile, come dover grattare un gomito che prude, tutto sommato non le era piaciuto fare una magia. Blake Moreau, invece, un gigante irsuto con una selvaggia chioma di capelli rossi, le era stato simpatico appena lo aveva visto.
Louise fissò l’espressione estasiata della figlia e, con un sospiro, disse: «Proprio lui. Per un periodo, quando eravamo a scuola, siamo anche usciti insieme».
L’espressione di Camille cambiò repentinamente.
«Mamma! Ti prego, non farmici neanche pensare.»
«Ero molto ricercata all’epoca» continuò Louise, arrotolando una ciocca di capelli attorno all’indice con esagerata civetteria.
Un’espressione disgustata si dipinse sul volto di Camille, Louise scoppiò a ridere e la figlia con lei. Stavano ancora ridendo quando Fantine, una delle cameriere personali di Camille, la sua preferita, entrò nella stanza con un’ingombrante cappelliera sotto braccio.
«Ho portato il cappello per mademoiselle» annunciò la ragazza facendo un aggraziato inchino alla duchessa.
«Un cappello?» chiese Camille confusa.
«Per il viaggio…» rispose Fantine altrettanto incerta.
Un largo sorriso si allargò sul viso di Louise. «Non ti ho appena detto che conosco personalmente George Hargreaves?»
Camille annuì, incerta sul significato di quell’affermazione della madre.
«E non è forse vero che sei la più giovane studentessa a entrare all’Accademia nella storia dell’istituto?» continuò a punzecchiarla lei.
La ragazzina arrossì violentemente. Era vero. Dopo aver aperto per sbaglio la Prima Porta, dopo esser stata valutata da Blake Moreau in persona, il CSM, il Comitato per la Sicurezza Magica, aveva ritenuto che fosse più sicuro per lei e per la sua famiglia iniziare lo studio della magia, anche se questo significava frequentare l’Accademia di Lyonesse cinque anni prima del previsto. Era per quello che Camille non dormiva all’idea della partenza. Tutti all’istituto avrebbero avuto vent’anni, mentre lei ne aveva compiuti solo quindici la scorsa estate.
«Ti prego, smettila di ricordarmelo» disse con tono affranto.
Fantine, che la adorava come se fosse una sorella, dimenticò le buone maniere e intervenne: «Dovrebbe esserne orgogliosa, mademoiselle!».
Louise scoppiò ancora a ridere e Camille desiderò, per la milionesima volta nella sua vita, di essere più simile a sua madre, di saper gestire come lei la pressione derivante dall’essere una delle donne più potenti e importanti dell’Impero Gallico, riuscendo allo stesso tempo a sembrare sempre divertente e spensierata.
«Prima che la nostra Fantine mi interrompesse» disse la donna mentre la cameriera avvampava per l’imbarazzo «stavo dicendo che, se è vero che sei la più giovane allieva dell’Accademia di Lyonesse e che io conosco quel borioso di Hargreaves da una vita, allora è evidente che avrai bisogno di un cappello quando voleremo… su quello!»
Come se facesse parte di una complessa coreografia messa in piedi dalla madre, la prua di un gigantesco veliero sfrecciò a pochi metri di distanza dalle finestre delle sue camere, facendo tremare i vetri.
Camille si voltò verso la madre con gli occhi spalancati per la sorpresa e si concesse uno dei suoi rari sorrisi. «Quella… quella è…»
«L’aeronave che ci porterà all’Accademia di Lyonesse» rispose Louise raggiante. «Ho pensato che potesse farti piacere viaggiare in grande stile. Io probabilmente passerò il tempo a dare di stomaco in cabina, ma ti ho visto troppo preoccupata e troppo poco eccitata in questi giorni e così ho deciso di…»
Camille la abbracciò prima che completasse la frase. Prese poi il grande cappello che Fantine le stava porgendo e si precipitò fuori dalla stanza. Corse fino a metà del lungo corridoio affrescato del palazzo di famiglia prima di rendersi conto che non aveva idea di dove andare.
La madre, appena uscita dalla stanza e inseguita da Fantine, carica dei suoi bagagli, le sorrise. «Attracca sul tetto. Il prossimo anno potrai partire da quella mostruosità d’acciaio, ma per adesso ci dovremo accontentare di una passerella mobile.»
«Grazie, mamma!» disse Camille ricominciando a correre in direzione delle scale che portavano al solaio.
Camille adorava sua madre. Riusciva sempre a capire cosa le passasse per la testa, anche più di quanto non riuscisse a fare lei stessa. Aveva compreso quanto fosse stata schiacciata dall’ansia da quando aveva saputo di dover entrare con cinque anni di anticipo all’Accademia di Lyonesse e aveva trovato il modo perfetto per distrarla.
Quando finalmente vide attraccare sul tetto del palazzo l’aeronave, le vele che schioccavano gonfiate dal vento magico che proveniva dalle Porte disegnate sul castello di poppa e alimentate dalla magia di una coppia di evocatori, Camille si dimenticò momentaneamente di quanto la spaventasse l’Accademia. Per un attimo riuscì a rimandare il momento, sempre più vicino, in cui avrebbe dovuto fare i conti con il terribile potere che sentiva ribollire dentro di sé.
L'Accademia di Lyonesse di Fiore Manni, Michele Monteleone
Un romanzo dark academia misterioso, avvincente e pieno di magia.Hamlet Hargreaves è il rampollo di una delle famiglie più influenti dell’élite nobiliare dell’Impero britannico, Gwenaelle invece è una cameriera dei Montecler, una casata minore dell’Impero …