Inizia il conto alla rovescia verso la festa più amata dell’anno e, ancora una volta, torniamo nel Regno di Babbo Natale grazie al nuovo libro Lucy e l’Incantesimo di Mezzanotte, un racconto pieno di emozione e meraviglia in cui un gruppo di amici affronta prove impossibili per sfidare chi vuole un mondo più buio.
Una fiaba avventurosa per bambini e famiglie che parla di amicizia, coraggio, fiducia e
di quella speciale magia che è capace di illuminare il cuore di ogni lettore.
Abbiamo chiesto all’autore, Giorgio Onorato Aquilani, di raccontarci qualcosa di più su questo suo secondo progetto letterario:
Questa storia nasce da una riflessione che porto con me da tempo: cosa succede quando la luce che guida un mondo, o una persona, viene messa in pericolo? Viviamo in un tempo in cui tanti bambini (e adulti) sentono paura, separazione, disillusione. Ho immaginato quindi un nemico, un cattivo vero, Oleg Cuore di Pietra, che si nutre proprio di questo: del cinismo che spegne la meraviglia. E ho voluto raccontare come, anche davanti a una forza così oscura, ciò che davvero può salvare il mondo non è la forza, ma la fiducia, la gioia, l’unione, l’altruismo. Lucy in questa storia è la luce da salvare, ma anche il simbolo della speranza che può essere salvata quando si sta insieme. È una fiaba epica in miniatura: i personaggi affrontano prove che sembrano impossibili, ma ogni volta trovano la forza nell’altro, nella squadra, nella gentilezza, nella risata. Per me era il momento giusto per dirlo, con una storia che fosse una chiave per tutti.
In questa nuova avventura Il Regno di Babbo Natale viene minacciato dal Oleg Cuore di Pietra. Chi è davvero questo personaggio?
Oleg non è solo un villain. È la parte di noi che ha smesso di sentire (se lo leggi al contrario, viene fuori GELO). È quella voce interiore che ci dice che la meraviglia non serve, che è da bambini, che bisogna crescere “sul serio”. È il cinismo travestito da concretezza. Nel libro, lui vuole spegnere il cuore del Regno, ma nella realtà, quante volte permettiamo a queste voci di spegnere la luce del nostro entusiasmo? Della nostra capacità di sognare? Oleg è potente solo finché crediamo che la sua voce sia l’unica possibile. Quando smettiamo di ascoltarla… si scioglie. Un bambino non dovrebbe mai smettere di sognare.
I protagonisti del libro si trovano di fronte molte prove da superare: il labirinto, la stanza degli specchi, i sussurri che dividono, il ponte sospeso. Che cosa rappresentano?
Ogni prova è il riflesso di un passaggio interiore. Il labirinto rappresenta la confusione. Gli specchi, il giudizio. I sussurri che dividono sono le parole che ci fanno dubitare degli altri. E il ponte? È il coraggio di fidarsi. Ho scritto queste prove pensando a ciò che vivono i bambini… anche quando diventano adulti. Perché alla fine, crescere non significa perdere la magia: significa scegliere di proteggerla anche quando al mondo fa comodo che la lasciamo da parte.
Al centro del racconto c’è la luce di Lucy. Che cosa significa quella luce per te e pensi che la sua magia funzioni veramente?
Certamente funziona! Io ne sono la prova vivente… Funziona sì. Ma non come un incantesimo automatico: Lucy è la magia che accade quando un desiderio è espresso correttamente. Nella storia, Oleg vuole spegnerla perché Lucy è molto più di una luce: è la nostra capacità di credere, di desiderare il bene, di orientare la nostra vita verso qualcosa che non c’è ancora… ma che possiamo creare. Ecco perché è così potente: non esaudisce i capricci, ma accompagna i desideri veri a diventare realtà. Per me la sua magia è reale perché riflette una legge viva dell’esistenza: quando sai chi sei e cosa vuoi, quando desideri senza paura e con rispetto… qualcosa nel mondo risponde. Ecco perché nel Regno di Babbo Natale, e anche nella vita vera, la luce di Lucy non si spegne mai davvero. Si attutisce solo quando smettiamo di crederci. Ma basta un canto, un gesto d’amore, un desiderio formulato con verità… e quella luce torna a brillare. Dentro e fuori di noi.
I personaggi che hai creato attraversano emozioni reali. Come riesci a dare vita a storie che parlano sia ai bambini, sia agli adulti?
Non cerco mai di scrivere “per bambini” o “per adulti”. Scrivo per chi ha ancora un cuore vivo… qualunque sia l’età. Le mie storie non nascono dalla voglia di inventare, ma dal bisogno di dire qualcosa che possa essere sempre riscontrato nella realtà. I personaggi del Regno sembrano buffi, colorati, teneri… e lo sono. Ma sotto ogni risata c’è un’arena emotiva autentica: il dubbio, il coraggio, la paura di non farcela, il bisogno di sentirsi amati, la forza dell’altruismo. E queste emozioni appartengono a tutti, grandi e piccoli. Semplicemente, nei bambini sono più nude, e negli adulti più nascoste. Quando scrivo, tengo insieme entrambe le verità. Ogni personaggio offre uno specchio per quella parte di noi che gli somiglia di più. Ti fanno sorridere, e intanto ti restituiscono un pezzo di te che avevi dimenticato.
Uno dei temi principali della storia è quello dell’amicizia, che non è qualcosa di superficiale, ma un patto che salva. Perché è così importante per te parlarne?
Perché siamo circondati da legami deboli. E perché i bambini hanno bisogno di sapere che esistono legami forti. Un amico vero non è chi ti diverte, ma chi ti tiene la mano quando tremi. In questa storia, gli abitanti del Regno non si danno per vinti e restano accanto a Lucy anche quando lei crede di non farcela più. È proprio lì che la magia accade. Voglio che i bambini imparino che l’amicizia è un dono, ma anche una scelta. E che può salvare, letteralmente, durante tutto il corso della vita.
Lucy e l’Incantesimo di Mezzanotte non racconta solo un’avventura fantastica, ma sembra conservare un forte legame con la realtà e con il mondo in cui viviamo…
È vero. Viviamo in un’epoca veloce, rumorosa, esigente. Ma sotto sotto… tutti siamo stanchi. Questa storia è un momento di respiro. È un abbraccio narrativo che ti ricorda che non devi essere perfetto, ma presente. E che se senti che la tua luce si sta affievolendo, c’è un Oleg Cuore di Pietra a cui abbiamo dato permesso di farlo… Per me la letteratura non è evasione, è ritorno. Questo libro è un piccolo specchio. E spero che chi lo legge, si riconosca.
I tuoi libri nascono e sono ambientati nel Regno di Babbo Natale, ma ogni storia va oltre questa festività. Possiamo dire che usi il Natale come metafora di qualcosa che portiamo con noi tutto l’anno?
Esattamente! È proprio così… Io non scrivo storie “sul Natale”. Uso il Natale come una grammatica emotiva e simbolica che tutti, in qualche modo, conoscono. È un codice condiviso: fatto di attesa, di luce, di ritorno, di dono. È una stagione dell’anima, prima che del calendario. Il Regno di Babbo Natale è una soglia narrativa, una porta che puoi attraversare per ritrovare ciò che hai dimenticato ogni giorno dell’anno. Dentro le mie storie ci sono messaggi che servono anche (e forse soprattutto) a gennaio, a marzo, in piena estate: il coraggio di credere ancora, la forza della gentilezza, il diritto di desiderare, la bellezza di fidarsi. Uso l’immaginario natalizio perché ha un potere ancestrale. Ma quello che racconto è una cosa sola, ogni volta: che la magia non è qualcosa che ci accade… è qualcosa che scegliamo.
Quale messaggio hai racchiuso in questa storia?
Direi che vorrei che tutti capissero che, se qualcuno cerca di spegnere ciò che hai di più vero, allora devi brillare ancora di più.
La mia storia non vuole insegnare qualcosa, ma ricordare. Ricorda a ogni bambino che è pieno di sogni e magia, e a ogni adulto che non è troppo tardi per tornare a crederci.
Lucy e l'incantesimo di Mezzanotte
Ma che cosa sta succedendo nel Regno di Babbo Natale? Il temibile Oleg Cuore di Pietra, intenzionato a spegnere per sempre la luce del Natale, rapisce Lucy, la Stella dei Desideri, e intrappola gli abitanti del Regno in un labirinto incantato. Non c’è tempo da p…